All’inizio del suo soggiorno, le opere riflettono il sentimento di fusione che Anne-Clémence prova nei confronti di una natura sensuale, densa di umori sotterranei e rivelano il fascino di costumi arcaici ormai scomparsi. (…) Poi le installazioni inaugurano un pensiero più meditato sul corpo, con un linguaggio che si arricchisce di nuovi elementi come l’argilla e l’acqua. Questo stato di assimilazione tra corpo e natura si interrompe nell’opera Paysage sicilien dove centinaia di provini fotografici disposti su una parete mostrano immagini di ulivi insieme a scheletri di case abusive. All’idea totalizzante di sublime e di beatitudine delle opere precedenti è subentrato un sentire più vigile del presente, la percezione dolorosa della precarietà che il degrado e il “mai finito” trasmettono. (…) Al sentimento di gioiosa sensualità espresso nelle prime opere è subentrato un senso disincantato di “non-appartenenza” che sposta il punto di vista e muta la rotta della sua ricerca verso una riflessione più matura del rapporto tra natura e cultura.
Maria Rosa Sossai, in catalogo della mostra Sud, strazi e sollazzi, associazione Futuro, Roma, maggio 1999.